Abbazia del Mito
2015-06-22 19:08:50
L’abbazia è un antico complesso monastico del IX secolo, poi inglobata all’interno di un complesso masserizio fortificato.
Della struttura originaria restano solo ruderi e parti di murature. Meglio conservata è la torre colombaia, situata a poca distanza dall’abbazia e ancora oggi in aperta campagna.
Strada Comunale del Mito, Tricase
utilizzo attuale:
I resti dell'abbazia sono inglobati in una struttura masserizia privata.
vincoli:
Area del Parco naturale regionale costa Otranto - Santa Maria di Leuca e Bosco di Tricase
bibliografia fonti:
P. Arthur, Tra Giustiniano e Roberto il Guiscardo. Approcci all'archeologia del Salento in età bizantina, in: I Congresso Nazionale di Archeologia Medievale (1997), pp. 194-199. M. Peluso, V. Peluso, Guida di Tricase, Caprarica, Depressa, Lucugnano, Sant'Eufemia, Tutino e Le Marine, Galatina 2008. F. Accogli, Storia di Tricase. La città, le frazioni, Galatina 1995.
notizie storiche:
Sulla fondazione dell’abbazia vi sono pochissime notizie, ma va inserita tra le numerose fondazioni religiose del periodo nel Salento ad opera soprattutto di monaci orientali.
Le prime notizie sul monastero risalgono al XIV secolo. Conosciamo alcune vicende di questo secolo e l’avvicendarsi degli abati. Col passare del tempo l’abbazia divenne un notevole centro di cultura, vi venivano prodotti manoscritti e codici di pregio e in seguito divenne un grande complesso masserizio.
La situazione, già instabile nel XV-XVI secolo a causa delle scorrerie dei pirati e delle continue spartizioni e invasioni di terreni tra feudi circostanti, va peggiorando con il tempo fino al totale abbandono della struttura.
Una curiosa tradizione racconta di un episodio del 1536 quando l’abate commendatario del Mito comprò per “il monastero due schiavi mori”, esperti nella magia e negli incantamenti; imprigionati per tale motivo morirono e furono sepolti nel cimitero del convento. Da allora si verificano apparizioni, si odono schiamazzi e vagiti notturni, che vengono attribuiti ai malefici due servi, morti senza sacramenti.